Navigate / search

Come uscire dalla crisi economica

retrofit eletrrici

Per uscire dalla crisi dobbiamo sicuramente mettere mano alla complessa macchina della burocrazia. Nel corso degli anni in tutti i settori sono proliferate leggi, divieti, osservanze e procedure spesso inutili, che hanno solo creato difficoltà e ostacolato lo sviluppo delle diverse attività economiche. Warren Bennis (insegna Business Administration presso l’Università della California e autore di tanti libri), nell’ormai lontano 1979 parlava di una scomparsa della burocrazia nel giro di 25-50 anni, sostituita da gruppi di esperti in grado di risolvere problemi specifici. Allora ci siamo! Se vogliamo sviluppare il nostro lavoro e la nostra economia, è giunta l’ora di tornare alla semplificazione, di fare qualche passo indietro.
Anche il settore del tuning, quello del fuoristrada e dell’ecomobilty sono vittime del complesso iter burocratico. Il settore dell’auto fornisce tanto lavoro e ricchezza con le attività dirette e collegate: dalla vendita di auto nuove e usate, alla riparazione, alla manutenzione, all’allestimento e alla personalizzazione dei veicoli in generale.

Attualmente in Italia non è possibile modificare un’autovettura per trasformarla in elettrica. Ad inizio anno si è parlato di un Decreto Sviluppo che avrebbe teso la mano al retrofit: elettrificare l’auto sarebbe stato più semplice. Si arriverà ad una soluzione?

Tutto si sta rallentando non solo per l’aumento dei costi (benzina, passaggi di proprietà, bolli e non solo) ma anche e soprattutto per colpa della burocrazia. Perdiamo molte occasioni di businnes nel settore delle omologazioni di accessori (snorkel, verricelli, protezioni, roll-cage, ecc, assetti, ruote, kit retrofit), la maggior parte dirottate verso la Germania (insieme ai nostri soldi!), dove tutto è stranamente più facile.

Dobbiamo “sburocratizzazione” e snellire per far girare meglio la ruota.
Ma fate presto!

Maledetto IMPORT! (Bilancia Commerciale sbilanciata)

import-and-export-bilancia commerciale

Maledetto import mi verrebbe da dire. In Italia c’è crisi da diversi anni e non si interviene in maniera pesante e strutturale per risolvere il problema: forse anche per impotenza di chi è al governo, imbrigliato tra lobby, interessi e mille teste da mettere d’accordo. Le cause sono tante, spesso anche collegate. Sicuramente non è facile. Visto che tanti parlano ed ognuno profana la sua teoria, anche io provo a dire la mia.
Non sono un economista ma un ingegnere «attento» a numeri ed altro.
Ho un chiodo fisso: secondo me questa crisi è anche dovuta all’esportazione della «valuta» attraverso l‘elevato import/acquisto di materiali e beni prevalentemente dall’estero. Ma non solo. Quanti sono i soldi inviati all’estero attraverso i money transfer da stranieri come filippini, rumeni, albanesi, ecc, lavoratori in Italia e che poi spediscono costantemente il denaro ai familiari nei paesi d’origine?
Acquistiamo tanti beni provenienti dall’estero, dai mercati orientali, cinese, ecc.  Della “valuta” spesa per questi acquisti da noi può restare solo una percentuale (variabile da un 30/40% max medio) data solo dal “ricarico” dalla filiera della distribuzione.
E’ risaputo. I beni prodotti all’estero costano meno. Come fai a combattere contro la concorrenza straniera in fatto di produzione per evitare l’import?
Noi mandiamo all’estero i nostri euro e ci ritroviamo qui pezzi di ferro (automobili) ed oggetti da buttare al termine del loro ciclo di vita. Noi restiamo con le tasche svuotate ed i nostri euro da altre parti del mondo dove qualcun altro se li gode fuori dall’italia e dell’europa.
Lo scorso anno (2012) l’istat aveva annunciato che la bilancia commerciale era tornata in positivo, con un avanzo di 2 miliardi di euro, grazie a un aumento delle esportazioni e alla congiunta riduzione delle importazioni.
Ma basta guardare cosa è successo in questo grafico negli anni dal 2005 al 2011 che rappresenta il saldo export/import dove l’import ha prevalso nettamente a sfavore di un export fortemente ridotto.

bilancia commerciale import export

L’unica strada per rimanere competitivi nel mercato e conservare/aumentare i margini di profitto è contenere i costi di produzione, manodopera compresa. Come fai a combattere con il basso costo della manodopera cinese, dei paesi emergenti e di quelli dell’est?

La soluzione? Un «dazio» italiano o meglio europeo?

IMPORT-export